Terapia ventilatoria CPAP: quando viene prescritta?

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Quando si parla di terapia ventilatoria CPAP si fa riferimento a una modalità di trattamento utilizzata per supportare la respirazione di quelle persone che sono affette da particolari problematiche respiratorie.

CPAP è un acronimo che sta per Continuous Positive Airway Pressure ovvero Pressione Positiva Continua delle Vie Aeree) e il trattamento viene erogato tramite un apposito apparecchio, indicato genericamente come “dispositivo CPAP”.

Si tratta di un macchinario dalle dimensioni abbastanza contenute che è essenzialmente costituito da un corpo centrale che contiene un ventilatore, da un tubo flessibile in materiale plastico e da una maschera nasale. Molto spesso in questi dispositivi è integrato un umidificatore. Una volta acceso, l’apparecchio eroga aria e questa passa attraverso il tubo flessibile collegato alla maschera nasale indossata dal paziente.

Le maschere CPAP non sono tutte uguali; ne esistono infatti varie tipologie e la loro scelta dipende dal caso specifico. Trattandosi dell’elemento che sta a diretto contatto con il paziente, è necessario che il comfort sia massimo. La terapia ventilatoria CPAP, infatti, viene somministrata per diverse ore al giorno e, nei casi più gravi, la maschera può essere tolta solamente per brevissimo tempo.

Terapia CPAP: quando viene utilizzata?

Di norma la terapia ventilatoria CPAP viene prescritta da uno specialista pneumologo. I suoi primi utilizzi risalgono alla fine degli anni Trenta del secolo scorso quando fu introdotta per il trattamento dei pazienti affetti da insufficienza respiratoria ed edema polmonare.

In seguito il suo impiego è stato esteso a diverse altre condizioni patologiche caratterizzate dalla difficoltà nella respirazione; è abbastanza comune, per esempio, il suo impiego nella broncopneumopatia cronica ostruttiva, nella polmonite con ipossiemia persistente e nel caso di malattie neurologiche che provocano difficoltà respiratorie come SLA e sclerosi multipla. Viene usata anche nello “svezzamento” dalla ventilazione meccanica.

A proposito della ventilazione meccanica, si deve ricordare che quando la CPAP può sostituirla (non sempre è possibile), quest’ultima opzione è da preferirsi perché gravata da minori complicanze trattandosi di un trattamento non invasivo.

Gli utilizzi della CPAP sono piuttosto vari, ma quello per cui questa metodica è più nota è il trattamento della sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS), una condizione patologica piuttosto comune caratterizzata da pause nella respirazione quando un soggetto dorme e che può essere causa di varie problematiche.

Maschere CPAP: le tipologie

Le maschere CPAP sono il “terminale” dell’apparecchio che eroga la terapia. La scelta della maschera giusta è di grandissima importanza perché dal momento che essa va indossata diverse ore al giorno, se non addirittura di continuo, è fondamentale optare per un modello che non crei alcun disagio al paziente.

Esistono vari modelli di maschere, di varie misure e realizzati con materiali anallergici. Possiamo distinguerne tre tipologie: maschere nasali, maschere con olive nasali e maschere oronasali.

Le maschere nasali sono probabilmente le più utilizzate in assoluto, avvolgono il naso e consentono che il flusso d’aria penetri nelle cavità nasale.

Le maschere con le olive nasali (o cuscinetti nasali) invece non avvolgono tutto il naso; vengono appoggiate al di sopra del labbro superiore e le due olive nasali chiudono il naso ed erogano aria.

Le maschere oronasali coprono naso e bocca. Pur essendo più ingombranti consentono di respirare con la bocca e possono rappresentare la scelta ideale per quei pazienti che respirano male con il naso.

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